April 29, 2016

The Fashion Week Airline Has Landed.


It's not fiction and it's not the mock Chanel SS16 airline. The news is true and the fashion pack is getting an airline dedicated to their globetrottering needs. 
Ethiad Airways, the national carrier of the United Arab Emirates has signed a multiyear contract with WME/IMG, that organise most of the fashion weeks around the globe and at the moment the airline is going to sponsored 17 of them, including New York, London, Milan and the upcoming Australian Fashion Week.

Non e' finzione e non e' non e' la compagnia aerea farlocca della sfilata SS16 di Chanel. La notizia e' vera e la comitiva della moda sta per avere una compagnia aerea dedicata ai loro bisogni da globtrotter.
Ethiad Airway, la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi, ha infatti appena siglato un accordo con WME/IMG, che organizzano la maggior parte delle fashion week e al momento ne sposorizzera' 17, tra cui New York, Londra, Milano e quella australiana a fine maggio.



What to expect from a Fashion Week Flight? Generous luggage allowance and fast track check in? A goodie bag waiting on your seat when you board and a healthy but nutriotious selection of food and snacks for the hungry fashion worker? We'll just have to wait and see.

Cosa aspettarsi da un Volo Fashion Week? Una franchigia bagaglio gerosa e un check in veloce? Una goodie bag sul sedile appena imbarcati e un pasto salutare ma nutriente per l'affammato lavorate della moda? C'e' solo da aspettare per scoprirlo.

April 24, 2016

Demna, Balenciaga Menswear and the Limit of Growth.


Since my last ranting post a week ago, about the evil side of  Primark, prompted by its first opening in Italy, I've been looking at the bigger picture and put into perspective the so called 'revolution' that is happening in the fashion industry ( the designers' carousel, the merging of women's and men's shows, the see now buy now model), its economic crisis (fashion brands being in the minus % versus last year) and tried to find their root cause. I then zoomed then back in and realise why Vetements, Demna Gvasalia and the Balenciaga menswear show are (and will be) such bit hits.


Dall'ultimo mio post-invettiva una settimana fa, sui mali di Primark, spinto dall'apertura del suo primo negozio in Italia, ho dato uno sguardo piu' ampio al mondo e mettere in prospettiva la cosidetta 'rivoluzione' del sistema moda ( il via vai di stilisti, l'accorpamento delle sfilata donna e uomo, il modello, vedi adesso, compra subito), la sua crisi economica ( brand con conti in rosso rispetto all'anno precedente) e ho cercato di trovarne le cause di fondo. Mi sono poi riconcentrato sul particolare e compreso perche' Vetements, Demna Gvasalia e la sfilata uomo Balenciaga sono (e saranno) un successo.

I'm not an economist and I'm not saying that I've nailed the solution of the fashion industry problems but this morning I just wondered how does 'economic growth' works in general and how it is applied in fashion. I also wondered how far growth can go and be pushed and whether is limited or unlimited. To make it simple, as far as I've understood, there is a limit to 'economic growth' and that threshold is reached when production costs become more expensive of the profits of selling a product or a service. After that threshold a business operates at loss and growth is un-economical.

Non sono un economista e non dico di aver trovato la soluzione dei problomei finanziari dell'industria della moda, ma stamattina mi sono chiesto come funzioni in generale la 'crescita economica' e come venga applicata nella moda. Inoltre mi sono domandato quanto possa aumentare questa crescita ed essere forzata e se sia limitata o illimatata. Per farla breve, per quanto ne abbia capito, c'e' un limite alla 'crescita economica' e la soglia si raggiunge quando i costi di produzione sono maggiori dei profitti della vendita di un bene o servizio. Passato questo limite  si produce in perdita e la crescita e' non-economica.


It's not rocket science then to see why, streamlining and reducing the production costs on menswear and womenswear collections and show,s makes sense even if the the problem of profits still remains, as the market is now flooded with too much product at any given time. The cleverness of Vetements and the Gvasalia brothers is in having fixed that problem, making their products limited in quantity, limited in stockists, not restocking items when sold out, making each piece and the whole collection, desirable, being able to command high prices and not producing at loss as if the stock is 'out of stock', it never goes on sale, margins stay high and growth is economical.

Non ci vuole la scienza quindi nel vedere perche' l'accorpare la produzione delle collezione donna e uomo e le sfilate, riducendone i costi, abbia un senso anche se il problema del profitto ancora rimane, visto che il mercato e' inondato di troppi prodotti in ogni momento dell'anno. L'intelligenza di Vetements e dei fratelli Gvasalia sta nell'aver sciolto questo nodo, limitando la quantita' prodotta, limitando gli stockisti, non rimpiazzando i prodotti sold out, rendendo ogni capo e la collezione, desiderabile, trovandosi cosi' nella posizione di applicare prezzi alti e non producendo in perdita, visto che se lo stock e' tutto venduto, non andra' in saldo, con margini alti sulla vendita e una crescita 'economica' per il marchio.


In this framework, it look like Balenciaga is going to benefits from the 'Vetements apprach' to product and  its marketing ( if they give Demna control over it) and the news that the Balenciaga menswear line is going to have a show, rather than just a lookbook or a small private showcase, it will bring it  into the lime light, boosting profits quite a lot. It's almost impossible to even guess how the collection will look like, as Gvasalia has no archive to go back to, as he brilliantly did with womens', and its predecessors' collections (Guesquiere and Wang) were very safe and commercial.Therefore he has the opportunity to create a brand new esthetic, in the boundaries of the brand DNA, and create a luxury version of Vetements.

In questo contesto, tutto sembra indicare che Balenciaga beneficera' dell' 'approccio Vetements' al prodotto e al marketing ( se danno a Demna il giusto controllo) e la notizia che che la linea uomo avra' una sfilata, al posto del lookbook o una presentazione privata, mettera' la collezione in luce, aumentandone sicuramente i profitti. Impossibile predire che aspetto' avra' la collezione, visto che Gvasalia non ha un archivio a cui riferirsi, come ha fatto egregiamente per la collezione donna, e visto che le collezioni di chi lo ha preceduto ( Guesquiere e Wang) sono sempre andate sul sicuro e sul commerciale. Quindi avra' l'opportunita' di creare un'estetica tutta nuova, sempre nel rispetto del DNA del marchio, e creare una versione lussuosa di Vetements.

April 18, 2016

Primark. Il Low-Cost, Fast Fashion Che Fa Male.


Di solito non mi occupo di argomenti sociali e ambientali ma il nome Primark mi fa sempre ' accapponare la pelle' - anche H&M ad essere onesti per le ragioni che vi spieghero' a breve. Questo post, il suo titolo e la foto di apertura sono volutamente provocatori visto che ci sono tematiche che per catturare l'attenzione devono essere trattate in maniera forte e chiara, oltre che argomentate come si deve. 

Sono settimane che l'apertura del primo Primark in Italia, ad Arese, ha mandato in visibilio non solo gli appasionati di shopping ma anche chi ne scrive, per i bassissimi prezzi, l'opprtunita' di poter avere capi nuovi e trendy ogni settimama e poter permetterselo. Non ho letto UN articolo, o UN post e nemmeno UNO stato sui social media che si chiedesse come possa un'azienda fare fatturato vendendo jeans a €10 senza andare a fondo alla questione. Il sito aziendale Primark ne da' una spiegazione ufficiale, ma i veri meccanismi dietro a questo marchio che e' il sogno di ogni shopaholic, sono ben altri e dannosi per tutti gli ingranaggi coinvolti in questa velocissima macchina del low-cost, clienti compresi, oltre che l'ambiente e la manodopera. 

Prima di elencare perche' Primark e' dannoso, premetto che le mie opinioni non sono frutto di snobismo e superiorita' - moda firmata contro high street - e chiarire che non sono agiato abbastanza da evitare il fast fashion, ma compro poco, scelgo con attenzione, tratto bene capi ed accessori affinche' durino, sono fortunato nel lavorare per River Island e poter usufruire del 50% di sconto sugli acquisti del marchio (compro comunque 1 o 2 capi al massimo al mese e soendo non piu' di €50) e pur avendo un Primark a Brighton non ci metto piede da 3 anni.


Ecco perche' Primark fa male.

Primark fa male alla psiche di chi ci fa shopping perche' circondati da tanta roba a poco prezzo si rischia di cadere, se gia' non lo si e', nella forma mentis dell'accumulo, del consumismo sfrenato ma sopratutto di entrare nel tunnel mentale dell'usa e getta: 'compro a iosa, tanto e' economico e se si rovina o mi stufo, butto tutto e ricomicio', 'compro a iosa, tanto e' economico e la prossima settimana lo rifaccio di nuovo, non ripetendo l'outfit precedente, visto che me lo posso permettere'.
Di armadi pieni di roba quasi o mai messa gia' ce ne sono in tutte le nostre case. Primark non fa altro che alimentere e accellerare la smania di acquisti e la mania di 'raccattare' il piu' possibile al minor costo. Se pensate di essere mentalmente forti dal resistere ad acquisiti compulsivi e allettanti, fate un esperimento e mettetevi alla prova da Primark: vi assicuro che le prime volte soccoberete e farete incetta della qualunque. Un paio di volte ci sono cascato anche io, ma poi mi sono fermato a riflettere sull'assurdita' di fare shopping come uno zombie e Primark non mi ha piu' visto.



Primark fa male all'ambiente in quanto per guadagnare dalla vendita di capi low cost ne deve vendere in quantita' enormi e altrettando enorme, in termini numerici, ne e' la produzione, con dispendio di materie prime e acqua, non sostenibile a lungo termine e con impatto ambientale anche dopo la vendita. Che fare dei capi low cost accumulati in casa, rovinati e non? Vanno nella spazzatura e in discarica. 
Qui collego anche H&M e il progetto World Recycle Week di questa settimana, abile iniziativa di marketing e 'greenwashing' del marchio svedese, che ha messo su una campagna per spingere tutti noi a riciclare i capi che non vogliamo in negozio in cambio di uno sconto del 15% sui futuri acquisti, incentivando a consumare ancora di piu'. Peccato che i conti non tornino se analizziamo criticamente i numeri che l'iniziativa millanta.
Riciclare una t-shirt fa risparmiare 2000 litri d'acqua. Io penso sia ancora meglio produrre una maglietta in meno e risparmiare tutta quell'acqua a priori: visto che individualmente non possiamo chiedere a H&M di produrre meno, da consumatori possiamo pero' non comprarla quella maglia.  Maggiori dettagli in quest'articolo del Guardian.


Primark ha fatto male alla sua manodopera. Il 24 aprile 20013 crollo'il Rana Plaza in Bangladesh, un laboratorio di otto piani, che produceva tra i suoi marchi anche e sopratutto Primark, uccidendo 1129 persone e ferendone 2500.
Questa tragedia ha messo in luce le scarse condizioni di sicurezza in cui i suoi lavoratori operavano oltre ai bassissimi salari che ricevevano. Molto si e' fatto da allora, Primark ha pagato e sta pagando compensi alle famiglie coinvolte, che hanno subito lutti o danni fisici a lungo e breve termine, sono stati avviati protocolli per la messa in sicurezza e controlli periodici dei laboratori, ma stando agli utlimi sviluppi, ancora c'e' un bel po' di strada da fare per la messa in sicurezza e salari adeguati. 

Queste somo le mie argomentazioni sul perche' il low-cost, fast fashion di Primark fa male e questo post non e'  un invito a boicottare il marchio ma un invito ad essere consapevoli di cosa si sta comprando e di quali meccanismi si celano dietro a tanto bendidio.