Ancora dopo una settimana si continua dibattere sulla sfilata co-ed FW 17 di Gucci e, me compreso, ancora in tanti, ci si gratta il capo, cercando di carpire il senso dei 120 look che fatti sfilare in un corridoio di plexiglass.con tanto di esoterica piramide con annessa banderuola. Penso di aver digerito il tutto e essermi fatto un'idea chiara di quello che Alessandro Michele ci ha proposto.
Tra chi definisce la collezione eccessiva e 'troppa', chi un capolavoro e chi ha ancora un punto interogativo in testa, nessuno si e' soffermato ad osservare gli indizi che lo stilista ha disseminato prima e durante lo show, per enderlo comprensibile e meno emermetico. Nemmeno io a dire la verita, ma riguardando i look con attenzione, facendo una ricerca attenta sul mood e anche sul fatturato, penso di averci, finalmente capito qualcosa.
Prima di tutto sono andato a vedere il fatturato 2016, sul sito Kering, sia per togliermi di mezzo da subito, la parte noiosa del mio tentativo di risolvere il 'rompicapo' FW17 e sia per scoprire se chi ha commentato dicendo che la collezione strizza l'occhio all'Oriente avesse ragione. La risposta e' affermativa, non solo per gli evidenti omaggi in sfilata ( parasoli e stampe orientali) ma anche numericamente - l'area Asia Pacific ha contribuito al 34% del fatturato e il Giappone un altro 10%. Questo e' un minuscolo tassello per capire alcuni look, oltre al fatto che gli articoli in pelle contribuiscono al 55% delle vendite totali.